La richiesta di escludere tutto il territorio italiano dalla coltivazione di tutti gli organismi geneticamente modificati (Ogm) autorizzati a livello europeo trova d’accordo quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono oggi al biotech nei campi. E’ quanto afferma la Coldiretti Bologna sulla base di una indagine Coldiretti/Ixé, resa nota in occasione del workshop “Ogm sì – Ogm no” che si è svolto a Loiano, promosso dall’associazione Agorà, cibo e arte in collaborazione con Emilbanca. Il dibattito, cui ha partecipato Cinzia Coduti, consulente legale dell’area Ambiente di Coldiretti nazionale, si è svolto a pochi giorni dalla richiesta fatta alla Commissione Europea dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina, di concerto con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in attuazione della nuova Direttiva europea 2015/412 dell’11 marzo 2015, che consente agli Stati membri di vietare al proprio interno la coltivazione degli organismi geneticamente, con comunicazione alla Commissione entro il 3 ottobre scorso.
“Per l’Italia, gli Ogm in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande nemico del Made in Italy” ha commentato il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro, sottolineando che il divieto salva è importante in particolare per l’Emilia Romagna e per i suoi 41 prodotti agroalimentari a denominazione d’origine e i 378 prodotti iscritto all’albo dei prodotti tradizionali.
Come l’Italia – comunica Coldiretti Bologna – altri 18 Stati membri hanno notificato alla Commissione europea la richiesta di vietare la coltivazione di Ogm sul loro territorio. Si tratta di Austria, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Slovenia, e Ungheria, mentre la Gran Bretagna ha presentato domanda per Scozia, Galles e Irlanda del nord ed il Belgio per la Vallonia. L’adesione alla richiesta di non coltivazione di Ogm – sottolinea Coldiretti Bologna – è una conferma della crescente opposizione agli organismi geneticamente modificati in agricoltura in tutta Europa, dove riguarda la stragrande maggioranza dei Paesi, perché non hanno mantenuto le promesse miracolistiche.
Le superfici seminate a transgenico nell’Unione Europea nel 2014 – ricorda Coldiretti – sono diminuite del 3 per cento, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del rapporto annuale 2014 dell’ “International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie Ogm in Europa nel 2014 – precisa Coldiretti – conta oggi appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania. Ma anche in quest’ultimo paese si sta verificando un crescente abbandono delle sementi transgeniche da parte degli agricoltori, come nel caso del mais MON810 che – rivela Coldiretti – che le multinazionali sono arrivate addirittura ad offrire gratuitamente, senza però trovare persone disposte ad utilizzarle. Recentemente – conclude Coldiretti – anche il vice primo ministro del Governo russo Arkady Dvorkovich, dell’intenzione di proibire la produzione di prodotti geneticamente modificati.
9 Ottobre 2015
NO AGLI OGM: D’ACCORDO 8 ITALIANI SU 10 E BEN 18 PAESI NELL’UNIONE EUROPEA