1 Marzo 2010
AMBIENTE

Le rassicurazioni sul superamento della fase acuta dell’emergenza e sull’assenza di conseguenze per l’uso dell’acqua potabile e per l’allevamento e la pesca è importante per una bacino sul quale vivono 16 milioni di abitanti ma anche 4 milioni di mucche e oltre 5 milioni di maiali. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare le dichiarazioni del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, nel sottolineare tuttavia che il grave episodio ha messo a rischio il bacino idrografico piu' grande d'Italia con una superficie che si estende per oltre 71.000 chilometri quadrati, un quarto dell'intero territorio nazionale dove si forma il 40 per cento del prodotto interno lordo il 37 per cento dell'industria nazionale, che sostiene il 46 per cento dei posti di lavoro e il 35 per cento della produzione agricola.
 
Fortunatamente non ci sono rischi per gli alimenti in tavola perché con il periodo invernale sono ridotte al minimo le coltivazioni presenti nei campi che peraltro non necessitano in questo momento di irrigazioni per le intense precipitazioni che si sono verificati nei giorni scorsi. Le poche coltivazioni in campo non necessitano in questo momento di attingere acqua dai fiumi inquinati grazie all’inverno piovoso, con un aumento del 43 per cento delle precipitazioni cumulate in Italia nel gennaio 2010, sulla base dei dati della statistica mensile Ucea relativi alla media geografica degli scarti dal clima (1971-2000) della precipitazione cumulata in percentuale.
 
Le circostanze favorevoli nulla tolgono però alla gravità di un episodio che mette in pericolo un intero ecosistema di interesse agricolo, naturalistico ed ambientale che arriva fino al fiume Po. L'episodio legato all’inquinamento del Lambro solleva delicati problemi per quanto riguarda la perturbazione degli equilibri ambientali e idrografici dell’area padana.
 
Certo è, dunque, che l’episodio dimostra la necessità di cambiare l’approccio al rischio ambientale in un’area in cui sono presenti insediamenti caratterizzati da un elevato indice di impatto ambientale mentre lo sforzo delle amministrazioni è stato finora quello di limitarsi a contabilizzare l’immissione dei nitrati, contando il numero di mucche per ettari di superficie.

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