L’agricoltura bolognese paga un tributo altissimo di danni ai raccolti a causa di una presenza di animali selvatici aumentata a dismisura, in particolar modo ungulati (cervi, daini, caprioli, cinghiali). Per questo motivo l’Assessore provinciale all’agricoltura e alla caccia Gabriella Montera ha tutta l’approvazione di Coldiretti Bologna per la decisione di intervenire prelevando gli animali in eccesso con l’ausilio della Polizia Provinciale. Poiché si tratta degli stessi animali che i cacciatori avrebbero dovuto abbattere fra il giugno 2009 e marzo 2010 per raggiungere il numero di esemplari previsto dalla delibera provinciale; posto che a quella quota non si è arrivati, crediamo che la Provincia abbia tutto il diritto e il dovere di intervenire per ridurre le popolazioni di animali con gli strumenti di cui dispone.
Ci paiono poco pertinenti le denunce di stragi e le dichiarazioni di intenti, di cui si è resa protagonista in questi giorni l’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino (Urca).
Chi si dichiara ambientalista dovrebbe avere a cuore anche le condizioni dei boschi del nostro Appennino, gravemente danneggiati dall’eccesso di ungulati, mentre la diffusione di parassiti come le zecche si fa sempre più preoccupante. La prima conseguenza di ciò sarebbe l’abbandono delle aree più vulnerabili delle campagne. D’altra parte gli agricoltori non possono più permettersi di allevare questi animali per il divertimento dei cacciatori. È nostra convinzione che sia meglio occuparsi prima del problema, piuttosto che pretendere, successivamente, fondi per risarcire automobilisti, privati cittadini con gli orti distrutti e altre prebende.
Il capriolo in Provincia di Bologna nel 2009 ha procurato danni accertati per 91.000 euro, dal 2006 ad oggi i danni sono quasi quadruplicati.
Bene fa l’Assessore a curare gli interessi dell’agricoltura, che, ricordiamo, è un’attività economica, laddove la caccia è unicamente un intrattenimento sportivo.
Dietro le “stragi” di cui fantastica l’Urca c’è solo il legittimo intervento delle autorità pubbliche che stanno facendo quello che avrebbero dovuto fare (e non hanno fatto) i cacciatori.