31 Maggio 2014
CRISI: CORSO CUOCHI DI COLDIRETTI E CASA DEL POPOLO PER AIUTARE I “NEET”

Produzione agricola locale e arte della cucina per aiutare i “Neet” (Not in Education, Employment or Training) i giovani tra i 15 e i 29 anni, fuori da percorsi scolastici e formativi, ma anche dal circuito lavorativo, un arcipelago che in Emilia Romagna nel 2013 ha raggiunto le 112 mila unità, superando per la prima volta il muro dei 100 mila giovani fuoriusciti dalla scuola e senza nessun lavoro.
L’idea è di Coldiretti Emilia Romagna che, in collaborazione con Fondazione Duemila (case del Polpolo) e Gruppo Camst, ha promosso il primo corso per aiuto-cuochi, interamente gratuito, destinato a giovani che vogliano impegnarsi in una attività formativa con prospettive di lavoro.
Con il sostegno del dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna, tramite il direttore Giovanni Pieretti, diciassette giovani tra i 18 e i 29 anni, sono stati selezionati per seguire un corso di 12 settimane sotto la guida dello chef Mario Ferrara (ristorante Scacco Matto di Bologna) per apprendere i segreti dei fornelli, a partire dalla qualità dei prodotti agricoli.
E’ un contributo – spiega Coldiretti Emilia Romagna – per cercare di offrire possibili soluzioni a quanti vivono il disagio di essere fuori da percorsi formativi e dal mercato del lavoro, che devono, quindi, affrontare maggiori difficoltà di inserimento lavorativo anche nella fase di ripresa dell’economia. Solo in Emilia Romagna – ricorda Coldiretti sulla base dei dati dell’assessorato regionale Formazione e Lavoro – dall’inizio della crisi economica i giovani in queste condizioni sono praticamente raddoppiati, passando dai 57 mila del 2008 ai 112 mila del 2013.
“In questa crisi – spiega il direttore di Coldiretti regionale, Marco Allaria Olivieri – l’agricoltura si è dimostrata ancora una volta anticiclica, ottenendo risultati economici in crescita, nonostante le tante difficoltà. Per questo, vogliamo estendere il nostro contributo oltre le nostre campagne, fornendo un aiuto ai tanti giovani che fanno fatica a trovare la loro strada. Il settore della cucina ci è sembrato adatto anche per indirizzare gli aspiranti cuochi verso l’utilizzo di prodotti di eccellenza dell’agricoltura locale. La vicinanza tra chi lavora in cucina e chi lavora nei campi è indicata da molti come il futuro dell’enogastronomia italiana. In questo corso i giovani apprendono l’arte della cucina utilizzando le primizie delle nostre campagne; ci auguriamo che questo diventi per loro un metodo anche in futuro, in modo che tra i fornelli possano utilizzare carote, cipolle, zucchine, peperoni, erbe aromatiche e tutta la frutta, gli ortaggi e i formaggi del territorio”.
Dopo otto settimane di corso (che ne durerà complessivamente dodici), docente e alunni hanno deciso di mettersi alla prova realizzando una cena ad inviti con l’obiettivo anche di recuperare fondi per autofinanziarsi.
Le nove ragazze e gli otto ragazzi impegnati tra i fornelli provengono da storie e Paesi diversi: si va dall’italiano laureato in Scienze politiche, senza lavoro, che ha deciso di tentare la sorte seguendo la passione per la cucina trasmessagli dai genitori, all’immigrata dallo Sri Lanka, arrivata a Palermo nel 1987, quando aveva due anni e che oggi ha due figli e che, dopo qualche lavoro saltuario nelle mense scolastiche, ha deciso di frequentare una scuola cuochi per avere un attestato ufficiale. C’è l’immigrato globetrotter, arrivato in Italia dal Marocco nel 2005, che ha girato l’Europa lavorando qua e là anche come aiuto cuoco; tornato in Italia per rinnovare il visto di soggiorno, ha colto al volo l’occasione per imparare il mestiere con la speranza questa volta di fermarsi nel nostro Paese.
C’è anche la ragazza arrivata in Italia con in tasca una laurea in Economia e Commercio; è venuta per seguire la madre dall’Ucraina, dove amava coltivare gli ortaggi nella sua casa lungo il Danubio. Si è sposata con un italiano che le ha insegnato a cucinare: da qui la decisione di frequentare il corso cuochi. Ha fatto la scuola di parrucchiera ed ha lavorato in un salone per sette anni. Poi con la nascita della figlia non le hanno rinnovato il contratto.
Infine la ragazza del Pakistan, che dopo un corso di parrucchiera ha lavorato in un salone che l’ha lasciata a casa dopo la gravidanza e che ha deciso di cercare il suo futuro tra i fornelli, da sempre la sua passione.
Alla fine di luglio termineranno il corso, sapendo che su di loro c’è già l’attenzione da parte di Camst (tra i promotori dell’iniziativa) e di altre mense del territorio bolognese.

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