La concentrazione di impianti ad energia rinnovabile sta diventando eccessiva nelle campagne tra Bologna e Ferrara, dove si producono diversi prodotti di alta qualità. E’ il giudizio espresso da Coldiretti Bologna in vista della conferenza dei servizi convocata per domani, 1 agosto, dall’amministrazione provinciale di Bologna per esaminare gli impatti dei quattro impianti ad energia rinnovabile previsti per la riconversione produttiva dell’ex stabilimento saccarifero di San Pietro in Casale.
Nella pianura tra Bologna e Ferrara, tra quelli costruiti, in costruzione o autorizzati, si concentrano 47 impianti. Un numero elevato – sottolinea Coldiretti Bologna – che, soprattutto in caso di utilizzo di materia prima agricola, rischia di sottrarre terreni alla produzione di beni alimentari, aprendo anche una questione etica in un mondo in cui il cibo comincia a scarseggiare.
“La nostra organizzazione – afferma il presidente di Coldiretti Bologna, Antonio Ferro – è favorevole allo sviluppo delle biomasse legate a piccoli e medi impianti, integrati con l’attività delle aziende agricole, in un contesto rispettoso degli equilibri ambientali e paesaggistici del territorio secondo una programmazione che sappia integrare lo sviluppo energetico ed economico con le attività economiche e le esigenze territoriali”.
Con l’eccessivo proliferare di questi impianti non sempre di dimensioni limitate – conferma Coldiretti – c’è il rischio che ampia parte delle campagne vengano impiegate nella produzione di materia prima per gli impianti di biomassa ben oltre quelle che sono le disponibilità locali, con la sottrazione di terreni altrimenti destinati a prodotti distintivi del territorio, tutelati dall’Unione europea, come l’Asparago Verde di Altedo, la Pera dell’Emilia Romagna (prodotti Igp, Indicazione geografica protetta) e la Patata di Bologna (prodotto Dop, Denominazione d’origine protetta).
31 Luglio 2013
ENERGIE RINNOVABILI, RICONVERSIONE ZUCCHERIFICIO