2 Marzo 2010
LA COERENZA CHE NON C’È

La coerenza è un comportamento impegnativo, soprattutto se esiste un parametro di riferimento con cui misurarla. Molto più comodo, dunque, è nascondere o fare a meno di praticare la visione strategica che si ha, se la si ha, perché questo permette di vivere la contraddizione senza rischio di essere giudicati; permette di essere predicatori dell’ovvio e sostenitori del politicamente corretto, senza che nessuno possa condannare l’incongruenza rispetto ai comportamenti.
In questi casi diventa utile raccontare le cose che non vanno senza assumersi la responsabilità di  fare proposte concrete per risolverle, diventa funzionale l’abitudine di prospettare il mezzo come  fine o, meglio, di far passare uno strumento come  progetto, e cosi via.
Per esempio, nel mondo dell’agroalimentare e dintorni sta diventando di moda appellarsi al motto “uniti si vince” senza la minima idea (o forse il coraggio) di dire per cosa ci si dovrebbe unire e, soprattutto, contro chi si deve vincere. In sostanza l’essere insieme diventa l’obiettivo e dunque l’alibi per nascondere il nulla che c’è sotto.
A pensarci bene è come se si praticasse il tiro alla fune, dove ci si accorda prima nell’individuare come controparte  la fune. Tutti uniti contro la fune, c’è chi tira da una parte, chi dall’altra, con l’unico impegno che la fune deve rimanere lì in mezzo immobile per non modificare gli equilibri e non scomodare nessuno.
Ecco, Coldiretti, nel tirarsi fuori con il suo progetto di filiera agricola italiana, semplicemente ha deciso di non giocare più a quel tiro alla fune truccato.
Non possiamo essere attori di quel teatrino dove tutto si muove per far rimanere tutto come prima, perché, vedete, non è vero che a questo gioco nessuno perde; infatti sta perdendo l’agricoltura italiana che la fune la sta tirando sul serio.
La tira contro una squadra avversaria che bara perché la tiene legata al palo solido del compromesso; di un compromesso maledettamente a  perdere.
L’unità per vincere a cui molti oggi si appellano può diventare un valore vero solo se frutto di un forte atto di coraggio e coerenza. Il coraggio di denunciare i bari e la coerenza di stare dalla parte che si dice di rappresentare, il coraggio di prospettare un progetto vero e la coerenza di saperlo portare avanti.

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